Ricevo oggi via mail da Silvia una bellissima storia di gioia scritta da Bruno Ferrero:

Un giorno, non molto tempo fa, un contadino si presentò alla porta di un convento e bussò energicamente. Quando il frate portinaio aprì la pesante porta di quercia, il contadino gli mostrò, sorridendo, un magnifico grappolo d’uva.
“Frate portinaio” disse il contadino “sai a chi voglio regalare questo grappolo d’uva che è il più bello della mia vigna?”.
“Forse all’Abate o a qualche frate del convento”.
“No, a te!”.
“A me?” Il frate portinaio arrossì tutto per la gioia. “Lo vuoi dare proprio a me?”
“Certo, perché mi hai sempre trattato con amicizia e mi hai aiutato quando te lo chiedevo. Voglio che questo grappolo d’uva ti dia un po’ di gioia!”.
La gioia semplice e schietta che vedeva sul volto del frate portinaio illuminava anche lui.
Il frate portinaio mise il grappolo d’uva bene in vista e lo rimirò per tutta la mattina. Era veramente un grappolo stupendo. Ad un certo punto gli venne un’idea: “Perché non porto questo grappolo all’Abate per dare un po’ di gioia anche a lui?”.
Prese il grappolo e lo portò all’Abate.
L’Abate ne fu sinceramente felice. Ma si ricordò che c’era nel convento un vecchio frate ammalato e pensò: “Porterò a lui il grappolo, così si solleverà un poco”. Così il grappolo d’uva emigrò di nuovo. Ma non rimase a lungo nella cella del frate ammalato. Costui pensò infatti che il grappolo avrebbe fatto la gioia del frate cuoco, che passava le giornate ai fornelli, e glielo mandò. Ma il frate cuoco lo diede al frate sacrestano (per dare un po’ di gioia anche a lui), questi lo portò al frate più giovane del convento, che lo portò ad un altro, che pensò bene di darlo ad un altro.
Finché, di frate in frate il grappolo d’uva tornò dal frate portinaio (per portargli un po’ di gioia). Così fu chiuso il cerchio. Un cerchio di gioia.

Non aspettare che inizi qualche altro. Tocca a te, oggi, cominciare un cerchio di gioia. Spesso basta una scintilla piccola piccola per far esplodere una carica enorme. Basta una scintilla di bontà e il mondo comincerà a cambiare.
L’amore è l’unico tesoro che si moltiplica per divisione: è l’unico dono che aumenta quanto più ne sottrai. E’ l’unica impresa nella quale più si spende, più si guadagna; regalalo, buttalo via, spargilo ai quattro venti, vuotati le tasche, scuoti il cesto, capovolgi il bicchiere e domani ne avrai più di prima.

Oggi ho visto di sfuggita il video di Lily Allen LDN e pensavo… La felicità è proprio nell’occhio di chi guarda… Non so se avete presente il video. Per tutto il tempo lei gira per la città e la vede come se fosse un posto da favola, mentre le altre persone la vedono come è “realmente”. Ogni cosa che vedi, può essere bellissima o bruttissima a seconda del lato da cui la vedi. Provate a guardare un quadro dal retro… Come vi sembra? Brutto non è vero? Questo è quello che facciamo molto spesso, non ci rendiamo conto che quello che vediamo e viviamo è bellissimo, solo che abbiamo una prospettiva sbagliata.

L’unico rischio è che capiti come nel testo della canzone: cambiare prospettiva per vedere le cose in maniera peggiore.

When you look with your eyes
Everything seems nice
But if you look twice
you can see it’s all lies

Stiamo attenti! La vera bugia è credere che il mondo sia peggio di come è realmente!

Ieri sera ero ad un piccolo convegno e mentre un altro relatore parlava ho letto dal libro che presentava questa poesia:

“Il mio papà dice che sono enormemente magnifica.
Io mi chiedo se lo sono davvero.

Per essere enormemente magnifica…
Sara dice che bisogna avere bellissimi, lunghi capelli ricci come i suoi.
Io non li ho.

Per essere enormemente magnifica…
Gianni dice che bisogna avere denti bianchi e perfettamente dritti come i suoi.
Io non li ho.

Per essere enormemente magnifica…
Jessica dice che non devi avere quelle piccole macchie marroni sulla faccia che si chiamano lentiggini.
Io le ho.

Per essere enormemente magnifica…
Marco dice che bisogna essere la più intelligente della classe.
Io non lo sono.

Per essere enormemente magnifica…
Stefano dice che bisogna saper dire le battute più buffe della scuola.
Io non lo so fare.

Per essere enormemente magnifica…
Laura dice che bisogna vivere nel quartiere più carino della città e nella casa più graziosa.
Io non lo faccio.

Ma ogni sera, quand’è ora di dormire, papà mi abbraccia forte e dice:
«Tu sei enormemente magnifica e io ti voglio bene!».
Papà deve sapere qualcosa che i miei amici non sanno…“.

Anche Dio, in ogni istante, ti abbraccia forte e dice
“Tu sei enormemente magnifica/o e io ti voglio bene!”..
Dio deve sapere qualcosa di te che gli altri non sanno.

Mai si è troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. Epicuro, Lettera a Meneceo.
Di Epicuro non ricordavo molto, solo un senso di pessimismo con il quale questa frase sembrava non conciliarsi. All’inizio ho pensato che forse io non avevocapito nulla della sua filosofia… Così sono andata a rileggere i miei appunti di almeno 4 anni fa (un grazie a Laura che mi ha convinta a tenere tutto!).
Rileggendoli mi sono resa conto che tutto è nella definizione di felicità e che la mia visione è molto diversa dalla sua. Secondo lui la felicità era qualcosa di asettico e impersonale. Credo che avrebbe ritenuto i computer degli esseri perfetti perché senza emozioni. Per me è tutto l’opposto. Lavorando con le macchine ritengo che le persone-computer non sarebbero felici, anzi! Per me la felicità inizia dalle emozioni, quindi non potrebbere esistere senza. Forse sto continuando a fraintendere Epicuro e la sua filosofia, oppure semplicemente la mia e la sua sono contrapposte.
Comunque sia, quella frase è una verità innegabile.